Quando bevete questo calice, degustate un millennio di storia. La storia di Cendrole, borgo sorto su un fertile prato dove un tempo vibrava un culto dedicato alla dea pagana di Diana e dove più di mille anni fa sorse una chiesa dedicata alla Madonna. Qui l’Impero Romano fece passare la più antica centuriazione dell’Asolano e qui le fresche acque dell’Avenale donano forza alla terra.
La nostra storia invece inizia qualche anno dopo: un secolo fa. Era esploso il Novecento e Giovanni Angelo Porcellato, il bisnonno degli attuali titolari, per obbedire alla guerra combatté tra l’Isonzo e il Collio. Ferito gravemente, tornò a casa e si inventò la Caneva: ottenne la “privativa”, la licenza per vendere sale e tabacco, e pure la licenza di “Hostaria” di fronte al Curiotto, la stradina di campagna che Giuseppe Sarto, prima di diventare Papa Pio X, percorreva (le scarpe in mano, per non consumare la suola) per pregare la Madonna. Per pubblicizzarsi, il fondatore piantò lo storico cartello: “Da Ioani el soto ghe xe sempre un bon goto”. Tutti ridevano bevendo i grandi vini importati dal Collio e quelli della viticultura minore: il Clintòn, il Bacò e il Nostràn.
Vennero gli anni Quaranta e il figlio Giovanni portò avanti l’osteria gestita dalla madre Luigia, a Nona Jija, aiutato dalla moglie Amelia, che le affiancò un casoin, mentre il marito accendeva il forno per il pane. Un’abilità, quella del panettiere, che lo salvò in guerra, quando dopo l’Albania e la Croazia, fu deportato in Germania. Al suo ritorno, il richiamo naturale del vino risuonò nella sua anima. E il profumo era quello del Prosecco dei Colli di Conegliano e Valdobbiadene. Conserviamo ancora oggi una bottiglia di Cartizze del 1952, una delle prime imbottigliate da quella che ormai era la casa Vinicola La Caneva dei Biasio (ah, dimenticavamo: Biasio è la menda dei Porcellato).
Negli anni Sessanta fu costruita la parte antica della cantina, qui oggi troneggiano le grandi botti. Negli anni Settanta l’attività venne assorbita dai figli, che aprirono la società attuale. Ristrutturarono gli stabili e investirono nell’impianto di imbottigliamento, che ad oggi è uno dei più attrezzati del Veneto e può produrre fino a ventimila bottiglie di spumante al giorno.
Negli anni Novanta l’Osteria divenne la Trattoria “La Caneva” che oggi è tornata ad essere Osteria ed è punto di riferimento per chi ama la cucina trevigiana.
Ed eccoci arrivati ai giorni nostri: siamo lieti di accogliervi nella tasting room e nel wine shop per eventi e degustazioni.
Quando bevete questo calice, degustate la nostra storia. Ecco, questo bicchiere è per voi. Brindiamo insieme a quella che ci pare essere la storia più bella del mondo. E forse lo è per davvero.